Il segreto delle lettere

 

Le lettere del testo della Santa Torah contengono infiniti segreti che si schiudono soltanto dinanzi agli occhi di coloro che la amano profondamente.

Il testo kasher della Torah (ossia considerato idoneo all’uso sacro) trascritto dai sofer stam (=scribi) è essenzialmente un’opera di fedelissima ricopiatura di un altro testo fonte. Questa ricopiatura è eseguita secondo l’applicazione di regole rigidissime che prevedono la trascrizione esatta di simboli e segni tramandatici dalla tradizione: questi segni consistono solitamente in alcune sporadiche lettere di taglia diversa da quelle usate per il testo.

Vediamo insieme un esempio dei misteri che si celano dietro queste lettere piccole e grandi, preso dalla Meghillat Esther.

 

 

Esther: il nascondimento dell’Alef

 

Il libro di Esther e’ uno dei testi esoterici della Torah che narra uno dei tanti periodi della storia ebraica in cui sembra che D’ nasconda il suo volto: Esther significa letteralmente “Alef nascosta”, questo testo in effetti affronta il tema dell’ Astarat Panim,  “il nascondimento del volto”; la meghillat Esther è il solo libro di tutto il Tanahk (Bibbia ebraica) in cui il Nome di D’è del tutto assente: in questo testo in cui è decretato lo sterminio degli ebrei ad opera del perfido Aman, D’ opera grandi prodigi non direttamente e in modo eclatante come ai tempi dell’Esodo, ma attraverso gli eventi naturali della vita e i suoi protagonisti.
Il fatto che il Nome di D’ non vi compaia neppure una volta ha fatto molto discutere i rabbini lungo la storia sulla possibilità o meno di considerarlo testo sacro.
Questo testo è ricco di segreti mistici che la Kabbalah ci segnala soltanto sottoforma di codice da decifrare.
Renderemo pubblico sul nostro sito solo uno di questi segreti svelato soltanto di recente:

Nel testo della Meghillat Esther, così come in tutto il testo del Tanahk, vi sono misteriosi segni che devono assolutamente essere meticolosamente riprodotti in ogni versione e copia che si fa del testo.
Ad esempio nel versetto 7 del capitolo 9 della Meghillà, troviamo la lista dei dieci figli di Aman appesi alla forca. Secondo le rigide regole dell’Halakhà (=legge ebraica), questi 10 nomi devono essere trascritti in una fila verticale, uno sotto l’altro. In questa lista compaiono 3 lettere più piccole e una lettera di taglia più grande: da secoli, tutte le meghillot vengono trascritte in questo modo.


I Maestri della Kabbalah da secoli ci segnalavano la presenza di un segreto legato a queste 4 lettere, segreto che è stato possibile decifrare soltanto dopo che il segreto stesso si compisse storicamente.

Le tre lettere di piccola taglia sono: tàv, shin, zaìn.

tàv= 400
shìn=  300
zaìn= 7

La somma dei valori numerici di queste 3 lettere dà come risultato 707.
La lettera di grossa taglia è la vàv e ha valore 6; il fatto che sia scritta in grande indica che non deve essere addizionata alle tre piccole, ma che deve essere considerata a parte.
Se traduciamo queste cifre in data, ci danno l’anno ebraico 707 del 6° millennio, ossia l’anno 5707.

L’anno 5707 corrisponde all’anno 1946 del calendario cristiano.
Nell’anno 1946 avveniva il processo di Norimberga, durante il quale vennero condannati all’impiccagione dieci criminali nazisti (in realtà i condannati furono 12, ma gli impiccati effettivi furono 10).
L’impiccagione avvenne il 16 ottobre 1946, esattamente il settimo giorno di Sukkot (Hoshana Rabba, giorno nel quale, secondo lo Zohar,  il giudizio di D’ sulle nazioni viene messo in esecuzione).
Uno dei dieci criminali nazisti condannati a morte,  Julius Streicher, durante l’impiccagione gridò: “PURIM 1946”.
Cosa ne sapeva il criminale nazista dei segreti della Meghillat Esther?!

Queste stranissime parole pronunciate dalla sua bocca, portano a compimento un altro versetto della Meghillà, il versetto 9,12 fino ad oggi rimasto misterioso e incomprensibile:

Dopo averci presentato la lista dei dieci figli di Aman impiccati, il testo dice:


Il Re disse a Esther: “A Susa, la capitale gli ebrei hanno ucciso e sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Aman. Qual’è la tua richiesta, ti sarà accordata, quale ancora il tuo desiderio, sarà esaudito”
Rispose Esther: “Se ciò è bene (agli occhi) del Re, che sia consentito agli ebrei che sono a Susa di agire ancora domani secondo il decreto di oggi, e che vengano impiccati i dieci figli di Aman”.


Perché mai la regina Esther esprime il desiderio che i dieci figli di Aman vengano impiccati l’indomani, nell’istante stesso in cui le viene comunicata che l’impiccagione è già stata eseguita?

I Maestri del Talmud ci dicono che quando il testo fa riferimento al re terreno usa l’espressione “Re Assuero”. Quando invece il testo indica la sola parola “Re”, si riferisce al Re dell’Universo, il Santo sia Egli Benedetto.
In questo senso la seconda richiesta che Esther questa volta rivolge a D’,  e cioè che vengano impiccati anche domani i dieci figli di Aman, è stata esaudita soltanto al processo di Norimberga, il 26 ottobre 1946.

Per l’approfondimento dei segreti della Meghillat Esther, è in preparazione un’intera dispensa che potrete trovare nella rubrica “pubblicazioni” del nostro sito web.

 

 

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